9.15.2007

Quel sondino che nutriva Wojtyla

di Luigi Accattoli
Il Corriere della Sera, 15 settembre 2007

La comunicazione è del 30 marzo,il primo impianto a febbraio
Ma l’annuncio arrivò molto dopo

CITTÀ DEL VATICANO - Ricordate papa Wojtyla con il crocifisso nelle mani, ripreso di spalle il Venerdì Santo del 2005, otto giorni prima della morte? Aveva il sondino nasogastrico e per non mostrarlo con un segno così invasivo i responsabili della «famiglia pontificia» decisero che la telecamera lo riprendesse solo da dietro o di lato. L’inserimento del sondino per l’alimentazione sarà annunciato il mercoledì seguente, 30 marzo. Ma in verità il Papa lo portava stabilmente dal lunedì della «settimana santa» e a più riprese gli era stato inserito durante gli ultimi giorni del secondo ricovero al Gemelli, che andò dal 24 febbraio al 13 marzo. Il vero «trattamento medico» delle ultime settimane di Giovanni Paolo II torna d’attualità a seguito della pubblicazione sul numero di MicroMega che giunge ora in edicola di un saggio del medico anestesista Lina Pavanelli che si chiede come mai i medici che avevano in cura il Papa gli abbiano applicato il sondino nutrizionale solo l’ultimo giorno prima del crollo finale: «Un atto troppo tardivo per essere di utilità al paziente».

La studiosa evidenzia poi una «contraddizione» tra «l’esperienza umana di Karol Wojtyla - in qualità di paziente - e le dottrine del bene oggettivo da lui pubblicate, che sono la questione capitale delle crociate politiche degli organi istituzionali della Chiesa». Insomma la Pavanelli viene a esprimere «comprensione» per il comportamento dei medici, che - constatando la gravità della situazione del Papa ormai senza prospettive di guarigione - l’avrebbero lasciato «deperire giorno dopo giorno», evitandogli il calvario di trattamenti invasivi - tipo l’alimentazione artificiale - che la dottrina cattolica ritiene invece imprescindibili e doverosi (vedi in questa pagina altro servizio su un pronunciamento venuto ieri in merito ai malati in «stato vegetativo permanente»). Ebbene senza entrare nella questione medica, né in quella etica, riteniamo che sia possibile una ricostruzione giornalistica dei fatti dai quali - come anticipato sopra - venga a risultare che il sondino era stato applicato molto prima di quando dichiarato. Abbiamo ricostruito la vicenda del sondino con un’inchiesta tra le persone che accostarono il papa lungo l’ultimo mese, Quella sui tempi del sondino è l’unica discordanza di rilievo che l’indagine ha messo in evidenza rispetto alla narrazione delle ultime settimane pubblicata dagli Acta Apostolicae Sedis il 19 settembre 2005. «Il 30 marzo - scrivono gli Acta - veniva comunicato che era stata intrapresa la nutrizione enterale mediante il posizionamento permanente di un sondino nasogastrico».

Era stata «intrapresa» infatti, ma non quel giorno! Alla riga successiva la narrazione ufficiale della morte del Papa così riprende: «Lo stesso giorno, mercoledì, il Santo Padre si presentava alla finestra del suo studio e, senza parlare, benediceva la folla. Fu l’ultima statio pubblica della sua penosa via crucis». Si affacciò - quell’ultima volta - senza sondino, come senza sondino si era già affacciato altre due volte da quando gli era stato inserito con l’intenzione che fosse «permanente». Quando veniva l’ora della finestra gli toglievano il sondino e glielo rimettevano poco dopo. Essendo praticamente annullata la capacità di ingestione di cibi, l’uso del sondino era inevitabile. Ma toglierlo e rimetterlo ogni tre giorni era un tormento che il Papa sopportava male e il medico Renato Buzzonetti ogni volta diceva: «Basta, il Papa non si affaccia più», scontrandosi però con Stanislaw Dziwisz (ora cardinale) che voleva farlo contento: «Il Papa non può essere invisibile». Si arriva al Venerdì Santo, 25 marzo. Partecipa alla Via Crucis dall’appartamento privato. Legge un suo messaggio il cardinale Camillo Ruini: «Offro le mie sofferenze, perché il disegno di Dio si compia e la sua parola cammini fra le genti». Più forte del verbo è l’immagine curva e silenziosa del papa che appare sui maxischermi, ripreso di spalle nella sua cappella, seduto davanti all’inginocchiatoio, che segue la Via Crucis attraverso la diretta di Rai 1, guardando verso un grande schermo piatto, collocato davanti l’altare. Molti si chiesero perché quella sera non fosse stato mostrato il volto del Papa. La verità è che non ebbero il coraggio di levargli e rimettergli il sondino. Era a letto, lo vestirono, lo portarono in cappella, dove ebbe la forza di restare inginocchiato e seduto per un’ora e mezza e stabilirono di riprenderlo di spalle mentre teneva quel crocifisso al quale ormai così tanto assomigliava.
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