1.19.2005

AVVENIRE «Io, a fianco di Pio XII»

INEDITI
Escono a giorni in Italia le memorie di Harold Tittmann, incaricato d’affari presso il Vaticano ai tempi della guerra

Il diplomatico americano testimonia che la Resistenza tedesca non voleva condanne troppo forti del nazismo, per evitare rappresaglie ancora più devastanti

Di Marco Roncalli

Tradotte dall'edizione americana del giugno scorso a cura del figlio Harold H. Tittmann III - che le ha legate con note familiari e storiche - arrivano in Italia le memorie di Harold H. Tittmann Jr., incaricato d'affari presso la Santa Sede nella seconda guerra mondiale, nonché assistente di Myron Taylor, il rappresentante di Roosevelt presso Pio XII.
Il memoriale di Tittmann - che prima della missione vaticana era stato consigliere dell'ambasciata Usa a Roma - s'intitola Il Vaticano di Pio XII. Uno sguardo dall'interno (Corbaccio, pagine 260, euro 15), in uscita il 27 gennaio e con prefazione di Sergio Romano, racconta il suo "confino" nell'ospizio di Santa Marta in Vaticano, dalla dichiarazione di guerra dell'Italia agli Usa nel '41 sino all'arrivo degli Alleati. Una «reclusione meno difficile di quanto mi era parsa a tutta prima», costellata di frequenti incontri con il segretario di Stato Maglione e con l'ingegner Galeazzi («il guardiano»), di appuntamenti settimanali con Tardini e Montini («più Montini di Tardini, perché mi sembrava avesse un rapporto più stretto con il Papa»), di udienze con Pio XII («forse una ogni quattro mesi nei due anni e mezzo di permanenza»), di tanto lavoro informativo («663 telegrammi»). Testimonianza di un diplomatico non cattolico, ma episcopaliano, queste pagine, dando conto delle relazioni tra Santa Sede e Usa (nate dall'incontro tra Pacelli e Roosevelt a Hyde Park nel '36), descrivono i tentativi diplomatici per evitare la guerra, l'indipendenza del Vaticano di fronte al nazismo, l'opera di solidarietà alle vittime del conflitto. Inoltre, se in appendice tocca alle carte già edite da Ennio Di Nolfo riportare i messaggi indirizzati alla segreteria di Stato americana (con la posizione vaticana verso il bolscevismo, il nazismo, il crollo del fascismo, il ritiro dei tedeschi, gli scambi e le liberazioni di prigionieri), non mancano nel volume - insieme a fatti noti - piccole rivelazioni o giudizi meritevoli d'app rofondimento.
Tittmann, ad esempio, cita un episodio del '41 del quale fu protagonista allorquando Roosevelt non più neutrale decise, «sulla base della emergenza nazionale», di congelare beni stranieri negli Usa: il 19 giugno fu segretamente accompagnato da Pio XII che gli parlò - al fine di evitarne il congelamento - non solo di conti speciali presso banche di New York gestiti da Spellman, ma anche di conti personali segreti che nemmeno l'arcivescovo di New York conosceva «usati esclusivamente per finalità caritative». Un altro episodio risale all'attacco di Hitler alla Russia nel '41, allorché nacque un problema con i cattolici americani per la Divini Redemptoris di Pio XI del '37, che proibiva qualsiasi aiuto ai bolscevichi. Sollecitato da Roosevelt, Pio XII non intervenne pubblicamente, dando però istruzioni al delegato apostolico Cicognani e all'arcivescovo di Cincinnati, McNicolas, per informare i fedeli sulle differenze tra regime comunista e popolo russo da aiutare.
Né manca in questo libro la complessa questione del "silenzio". Nel settembre '42, riferendo risposte di circoli vaticani Tittmann informa che «la Santa Sede è fermamente convinta che qualunque dichiarazione pubblica del Papa a condanna delle atrocità naziste non sortirebbe alcun bene… Non verrebbero salvate vite umane, ma al contrario il risultato sarebbe di immolarne molte di più». «Chi può dire cosa avrebbero fatto i nazisti nel loro spietato furore se le pubbliche denunce della Santa Sede li avessero provocati ulteriormente?», si chiede l'assistente di Taylor, senza tuttavia tacere più avanti la perplessità degli Alleati per il messaggio natalizio in cui il Papa condannò il nazismo senza esplicitare il dramma degli ebrei.
Spicca infine una nota di Tittman per Taylor del 4 giugno '45, dopo un suo incontro con l'antinazista Josef Muller: «Dice che durante la guerra la sua organizzazione antinazista in Germania ha sempre insistito affinché il Papa si astenesse da qualunque dichia razione pubblica che sottolineasse il ruolo dei nazisti e nella fattispecie li condannasse, raccomandando che i commenti del Papa si tenessero sulle generali…, perché se il Papa fosse stato più specifico, i tedeschi lo avrebbero accusato di cedere alle pressioni delle potenze straniere e questo avrebbe reso i cattolici tedeschi ancora più sospetti… e limitato la loro libertà di azione nell'opera di resistenza al nazismo».
«Non vi sono assolutamente indizi che il Papa fosse filofascista o filonazista; anzi sembra più vero il contrario», osserva Tittmann, che definisce Pacelli «uomo affascinante» senza voler «minimamente trascurare le sue immense qualità spirituali».
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