1.25.2006

Amour et charité, mots clefs de la première encyclique papale


Le pape Benoît XVI, le 25 janvier 2006 au Vatican.
AFP Andreas Solaro

[AFP, 25 janvier 2006]

«Deus Caritas est» (Dieu est amour), première encyclique du pape Benoît XVI publiée mercredi, appelle l'Eglise à placer l’amour et la charité au cœur de son action dans le monde.
«Dans un monde où l'on associe parfois la vengeance au nom de Dieu, ou même le devoir de haine et de violence», le message d'amour du christianisme «a une grande actualité et une signification très concrète», a souligné le pape dans son introduction.

Réhabilitation de l’« éros », l’amour physique

Depuis quelques jours, Benoît XVI avait déjà livré les grandes lignes de sa réflexion, et notamment sa réhabilitation, inattendue, de «l'éros», l'amour physique entre l'homme et la femme. Dans sa première partie consacrée à la définition de l'amour comme don de Dieu, il souligne en effet que «l'amour est une réalité unique avec des réalités différentes». Mais l'éros doit être «discipliné» et épuré, ajoute-t-il, en dénonçant le caractère «trompeur» de l'amour lorsqu'il est «rabaissé au simple sexe», au domaine «purement biologique».

Politique de l’Eglise

La seconde partie, plus longue et concrète, décrit comment l'Eglise met en pratique son amour envers le monde dans la charité. Le pape se montre sévère à l'égard des politiques qui ne seraient pas à la hauteur de leur tâche car «un Etat qui ne serait pas dirigé selon la justice serait une bande de vauriens», écrit-il. Il reconnaît par ailleurs «une certaine vérité» aux critiques marxistes contre la charité chrétienne car l'Eglise a réalisé «avec lenteur» les nécessités de l'action en faveur de la justice sociale. Enfin, il relève qu'avec la mondialisation, «la sollicitude pour le prochain tend à élargir ses horizons au monde entier» et se réjouit des «collaborations fructueuses» entre toutes les instances étatiques et ecclésiales.

1.23.2006

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS

22/01/2006

# PRIMA DELL’ANGELUS

# DOPO L’ANGELUS

Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

Nella ricorrenza del quinto centenario dell’arrivo a Roma del primo contingente di Guardie Svizzere per la difesa del Papa e del Palazzo Apostolico, è presente questa mattina in Piazza San Pietro un picchetto d’onore del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana e i saluti dopo la recita dell’Angelus:

# PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

L’odierna Domenica si colloca a metà della "Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani", che ogni anno si celebra dal 18 al 25 gennaio. Si tratta di un’iniziativa, nata agli inizi del secolo scorso, che ha conosciuto un positivo sviluppo diventando sempre più un momento ecumenico di riferimento, in cui i cristiani delle diverse confessioni in tutto il mondo pregano e riflettono, a partire da uno stesso testo biblico. Quest’anno il brano prescelto è tratto dal capitolo diciottesimo del Vangelo di Matteo, nel quale sono riportati alcuni insegnamenti di Gesù riguardanti la comunità dei discepoli. Tra l’altro, Egli afferma: "Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,19-20).

Quanta fiducia e quanta speranza infondono queste parole del Signore Gesù! In particolare, esse spronano i cristiani a domandare insieme a Dio quella piena unità fra di loro, per la quale Cristo stesso, con accorata insistenza, pregò il Padre nell’Ultima Cena (cfr Gv 17,11.21.23). Si capisce bene, allora, quanto sia importante che noi cristiani invochiamo il dono dell’unità con perseverante costanza. Se lo facciamo con fede, possiamo essere certi che la nostra richiesta sarà esaudita. Non sappiamo come, né quando, perché non spetta a noi conoscerlo, ma non dobbiamo dubitare che un giorno saremo "una cosa sola", come Gesù e il Padre sono uniti nello Spirito Santo.

La preghiera per l’unità costituisce l’anima del movimento ecumenico che, grazie a Dio, progredisce nel mondo intero. Certo, non mancano le difficoltà e le prove, ma anche queste non sono prive di utilità spirituale, perché ci spingono ad esercitare la pazienza e la perseveranza e a crescere nella carità fraterna. Dio è amore, e solo convertendoci a Lui ed accettando la sua Paola ci troveremo tutti uniti nell’unico Corpo mistico di Cristo. L’espressione, "Dio è amore", che in latino suona "Deus caritas est", è il titolo della mia prima Enciclica, che sarà pubblicata mercoledì prossimo 25 gennaio, festa della Conversione di San Paolo. Sono lieto che ciò coincida con la conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: quel giorno mi recherò nella Basilica di San Paolo per presiedere i Vespri, ai quali prenderanno parte anche i Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali. La Vergine Maria, Madre della Chiesa, interceda per noi.

[00106-01.01] [Testo originale: Italiano]

# DOPO L’ANGELUS

Cinquecento anni or sono, il 22 gennaio 1506, il Papa Giulio II accoglieva e benediceva il primo contingente di Guardie Svizzere, venute a Roma per assicurare la difesa della sua persona e del Palazzo Apostolico. Nasceva così la Guardia Svizzera Pontificia, che vediamo in tutta la sua bellezza qui radunata davanti a noi in Piazza San Pietro. Grazie per il vostro servizio di cinquecento anni!. Nel ricordare quello storico evento, sono lieto di salutare quanti oggi compongono questo benemerito Corpo, al quale, in segno di apprezzamento e di riconoscenza, imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica.

Je salue cordialement les anciens Gardes Suisses, qui viennent de commémorer à Fribourg le cinq centième anniversaire de la fondation du Corps de Gardes Suisses, les remerciant de leur fidélité à l’Église et au Successeur de Pierre. Mon salut va aussi à vous tous, pèlerins francophones. Au cours de la semaine de prière pour l’unité des chrétiens, je vous invite à prier pour que les fidèles du Christ fassent la volonté du Seigneur, qui veut rassembler tous ses disciples dans l’unité, afin qu’ils soient signe de l’unité trinitaire et de l’amour de Dieu. Avec ma Bénédiction.

I greet all the English-speaking visitors present at today’s Angelus. During this Week of Prayer for Christian Unity, let us ask the Lord to grant that all his followers may be one, so that the world may believe (cf. John 17: 20-21). May all Christians intensify their efforts to be builders of unity in truth and love!

Von Herzen grüße ich die Pilger aus den Ländern deutscher Sprache. Mein ganz besonderer Gruß gilt heute den Schweizergardisten, die an diesem Sonntag den Auftakt zu den Feierlichkeiten anläßlich des 500-Jahr-Jubiläums der Päpstlichen Garde begehen. Dieses Jubiläum bestärke und ermutige euch in eurem Dienst für den Nachfolger Petri. – Jesus Christus verkündet uns das Reich Gottes. Als seine Jünger wollen wir bereitwillig am Kommen dieses Reiches mitarbeiten. Euch allen wünsche ich einen gesegneten Sonntag!

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española que participáis en esta oración mariana, especialmente a los grupos de las parroquias de la Asunción de Nuestra Señora, San José de Calasanz y San Juan de la Ribera, de la diócesis de Valencia. Que la escucha de la Palabra de Jesucristo, en este domingo, os aliente a seguirlo, convirtiéndoos y creyendo en su Evangelio, a fin de trabajar en la transformación del mundo. ¡Qué Dios os bendiga!

Serdecznie pozdrawiam wszystkich Polaków. Trwa Tydzień Modlitw o Jedność Chrześcijan. Niech naszą modlitwę umocnią gesty wzajemnego zrozumienia, przebaczenia i pojednania. Niech Bóg sprawi „abyśmy byli jedno".

[Saluto cordialmente tutti i Polacchi. Si sta svolgendo la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani. Che la nostra preghiera sia accompagnata da gesti concreti di reciproca intesa, di perdono e di riconciliazione. Dio faccia sì "che siamo uno".]

Fra le tante preoccupazioni per la situazione internazionale, il mio pensiero ritorna oggi all’Africa ed in particolare alla Costa d’Avorio, ove persistono gravi tensioni fra le varie componenti sociali e politiche del Paese. A tutti rivolgo un invito a proseguire nel dialogo costruttivo, in vista della riconciliazione e della pace. Affido queste intenzioni all’intercessione della Vergine Santa, tanto amata dal popolo ivoriano.

Infine saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli di Villa Cappella in Diocesi di Mantova. A tutti auguro una buona domenica.

[00107-XX.02] [Testo originale: Plurilingue]

[B0038-XX.02]

SANTA MESSA IN OCCASIONE DEL GIUBILEO PER IL QUINTO CENTENARIO DEL CORPO DELLA GUARDIA SVIZZERA PONTIFICIA



SANTA MESSA IN OCCASIONE DEL GIUBILEO PER IL QUINTO CENTENARIO DEL CORPO DELLA GUARDIA SVIZZERA PONTIFICIA , 22.01.2006

Alle ore 9.30 di oggi, l’Em.mo Card. Angelo Sodano, Segretario di Stato di Sua Santità, Decano del Collegio Cardinalizio, presiede nella Cappella Sistina la Santa Messa per i Membri del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia in occasione dell’apertura delle celebrazioni per il V centenario della Fondazione.

Questo il testo dell’omelia che il Segretario di Stato pronuncia nel corso della celebrazione liturgica:

# OMELIA DEL CARD. ANGELO SODANO

Venerati Concelebranti e distinte Autorità,
Cari membri del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia,
Fratelli e Sorelle nel Signore,

Nell’antifona d’ingresso abbiamo esclamato con le parole del Salmo 95:

"Cantate al Signore un canto nuovo,
Cantate al Signore da tutta la terra;
splendore e maestà dinnanzi a lui,
potenza e bellezza nel suo santuario."

Il coro ha poi fatto riecheggiare sotto le volte stupende di questa Cappella Sistina l’"Exsultate Deo" di Scarlatti. È stato tutto un invito a glorificare Dio in questo giorno di festa, lodandolo e ringraziandolo per la Sua continua presenza in mezzo a noi.

1. La gloria di Dio

L’autore del Salmo già proclamava che dinnanzi al Signore c’è splendore e maestà, che vi è potenza e bellezza nel suo santuario.

È questa un’esclamazione che prorompe pure spontanea dalle nostre labbra in questo giorno di festa, mentre siamo riuniti in preghiera per cantare la gloria del Signore. L’odierna liturgia si svolge, infatti, in questa Cappella Sistina, ove tutto invita a cantare la grandezza di Dio Onnipotente ed a celebrare la Sua continua presenza in mezzo a noi.

A tale riguardo, come non ricordare l’insegnamento di un grande teologo della vostra terra, il compianto Hans Urs von Balthasar, il quale ci richiamava a contemplare sempre la gloria di Dio, soprattutto con la sua celebre opera "Herrlichkeit". In Italia si è tradotto tale termine come "la Gloria di Dio", ma "Herrlichkeit" è una parola complessa che indica tutta la magnificenza e splendore del culto cristiano. Indica, cioè, qualcosa di stupendamente bello e meraviglioso che Dio dischiude dinnanzi a noi. Ed è ciò che noi oggi possiamo contemplare nella Cappella Sistina in quest’ora di grazia!

2. La parola di Dio

Immersi in questa luminosa atmosfera, abbiamo poi ascoltato la parola che Cristo ci ha rivolto: "Il tempo è compiuto ed il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo" (Mc 1:15).

È un invito a quel rinnovamento interiore, a cui ci ha richiamato anche il profeta Giona nella prima lettura di questo giorno del Signore.

È un invito che la Chiesa ripete anche a voi oggi, care Guardie Svizzere, perché ogni giorno dobbiamo purificarci e rinnovarci nel servizio del Signore e nella fedeltà alla sua santa Chiesa. Del resto, il vostro motto, "acriter et fideliter", "tapfer und treu", è un richiamo quotidiano a tale programma di vita.

A tale proposito mi ritorna sempre alla memoria quel giuramento solenne, quasi "gridato" che voi pronunciate ogni 6 maggio in Vaticano di "servire fedelmente, lealmente ed onorevolmente il Sommo Pontefice ed i suoi legittimi Successori con tutte le forze, sacrificando, ove occorra, anche la vita per la loro difesa".

Questa fedeltà sia sempre la vostra divisa!

3. Gli occhi della fede

Cari amici, oggi iniziano ufficialmente le celebrazioni del quinto Centenario della presenza in Vaticano della Guardia Svizzera. Un giorno come oggi, il 22 gennaio del 1506, i primi 150 Svizzeri entravano attraverso Piazza del Popolo nella Città eterna ed innalzavano la loro gloriosa bandiera, sotto la guida del Capitano Kaspar von Silenen del Cantone di Uri. Il Papa Giulio II, che li aveva insistentemente chiamati per tale servizio, li accoglieva con la sua Benedizione. Ed iniziava così la lunga serie di giovani generosi e forti che vollero qui venire per la difesa della Cattedra di Pietro.

Questa visione religiosa che ispirò i primi alabardieri nel loro servizio era ben sottolineata dallo stesso Ulrich Zwingli, che in quell’ano non si era ancora allontanato dalla Chiesa cattolica. In quell’occasione egli scriveva al suo amico Vadian: "Die Schweizer sehen den traurigen Zustand der Kirche Gottes, die Mutter der Christenheit, und halten es für schlimm und gefährlich, wenn jeder Tyrann ungestraft nach seiner Raubgier die gemeinsame Mutter der Christenheit auffallen dürfte" ("Gli Svizzeri vedono la triste situazione della Chiesa di Dio, la Madre della Cristianità, e ritengono grave e pericoloso che ogni tiranno possa aggredire impunemente per avidità di bottino la Madre comune della Cristianità").

Lo stesso Papa Pio XII, di venerata memoria, volle ricordare queste parole significative, nel celebrare, nel 1956, il 450° anniversario della Guardia Svizzera (cfr. Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, vol. XVIII, Vaticano, 1967, pag. 166).

Sono parole che stanno a ricordare ancor oggi alle Guardie Svizzere quell’ispirazione superiore che deve animare il loro servizio, vedendo, con gli occhi della fede, in ogni Romano Pontefice il principio dell’unità visibile della Santa Chiesa di Dio.

4. Un inno di gratitudine

In tale contesto di festa, vorrei infine invitarvi a rendere grazie a Dio per la continua assistenza che Egli riserva per la nostra Santa Chiesa, suscitando in essa dei Pastori che, a seconda delle necessità dei tempi, sanno essere guide sicure per il cammino dei credenti. All’inizio vi fu Pietro, poi vennero Lino, Cleto, Clemente e così via, fino a giungere, ai giorni nostri, al Papa Benedetto XVI: ogni Papa con il proprio carisma e con la propria personalità.

Oggi noi, commemorando il quinto Centenario della Guardia Svizzera, vogliamo rendere grazie a Dio per i doni che concesse al Papa Giulio II, il quale, fra tante altre benemerenze, volle chiamare a Roma i primi soldati svizzeri, perché fossero "defensores Ecclesiae libertatis", come furono definiti dallo stesso Pontefice.

La grandezza d’animo di questo grande Papa del Rinascimento è ben simboleggiata dalla figura del Mosé che Michelangelo volle scolpire come ricordo funebre del suo Mecenate. Qui, poi, in questo luogo privilegiato, tutto parla di Giulio II, del Papa Giuliano della Rovere, che volle abbellire questa Cappella, con il fine – egli scriveva – "che superasse in grandezza e bellezza ogni altra cosa del mondo" (Bullarium Vaticanum, II, 349).

Non è poi fuori luogo ricordare che, in quest’anno 2006, cade pure il quinto Centenario dell’inizio dei lavori di costruzione dell’attuale Basilica di S. Pietro, che, proprio nel 1506, Giulio II volle affidare al genio del Bramante, perché il nuovo e grandioso tempio cantasse in eterno la gloria di Dio, sul luogo del martirio del Principe degli Apostoli.

Né potrei dimenticare che anche in campo pastorale grande fu la figura di Giulio II, che tanto lavorò per la riforma interna della Chiesa, con la convocazione nel 1512 del Concilio Ecumenico Lateranense V. Egli, inoltre, si preoccupò subito del nuovo mondo, da poco scoperto da Cristoforo Colombo, erigendo già nel 1511, a Santo Domingo, la prima diocesi dell’America Latina.

Per tutto ciò che Giulio II ha fatto nel suo tempo, come per tutto ciò che nel corso dei secoli i Romani Pontefici hanno realizzato per la difesa e la promozione della Santa Chiesa di Dio, noi oggi vogliamo cantare il nostro sentito "Te Deum".

5. Una Chiesa da amare

Cari Membri della Guardia Svizzera, come ricordo dell’attuale celebrazione, vi invito ad amare sempre più la Chiesa di Cristo. Con il Salmista, che guardava estasiato verso la città di Sion, noi possiamo ripetere a maggior ragione: "Gloriosa dicta sunt de te, civitas Dei", "Cose gloriose sono state dette di te, o città di Dio" (Salmo 86 [87], 3).

È questa la Chiesa che anche noi oggi vogliamo amare, è questa la Chiesa che anche noi oggi vogliamo servire. Amen!

[00105-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0037-XX.01]
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